18 anni: Parma in compagnia di Verdi, Barezzi, Battiato e il Festival.

Non mi piace guardarmi indietro, le persone che mi sono vicine lo sanno. Ma i diciotto anni del Barezzi Festival vanno omaggiati e rievocati nel modo giusto. Tutto è nato nel 2001, sei anni prima del Festival, quando entrai per la prima volta al Teatro Regio di Parma per partecipare al Trovatore di Giuseppe Verdi come comparsa. Erano le celebrazioni per i 100 anni della morte del Cigno di Busseto, tante opere in città con regie molto stravaganti e innovative: quasi tutte furono fischiate clamorosamente, compreso il Trovatore a cui partecipai. Si salvo’ solo Traviata firmata da Giuseppe Bertolucci, quella con le poltrone rosse! Tanti i pomeriggi passati per le prove in sala scenografia che ancora oggi è ricavata praticamente nella soffitta del Teatro, tanti i cantanti in jeans e golfino che provavano e riprovavano la stessa romanza per ore. Tra queste fui folgorato da “Il balen del suo sorriso” interpretata dal baritono Vittorio Vitelli, un giovanissimo Conte Luna “ Ma l’amor, l’amore è un dardo!”. Eh fu amore travolgente. Per mesi, anzi per anni, non feci altro che ascoltare quelle musiche, partecipare a decine e decine di opere al Regio e in tutta Italia. Quel mondo mi era entrato dentro. 

Naturalmente a Parma,  i suoi colori caldi, le sue nebbie e i suoi silenzi mi catapultarono nella musica e nella vita di Giuseppe Verdi. Una vita che ha toccato il mito e la leggenda incrociando sostanzialmente la storia del nostro paese. Un grande uomo che è stato l’artefice del proprio destino. Ma a colpirmi subito fu’ la figura di Antonio Barezzi che in un paesino come Busseto (anche oggi lontano da tutto) ebbe la lungimiranza e la tenacia di puntare su quel ragazzino che accolse fin da subito a casa sua per farlo studiare. Eppure Barezzi non era un musicista, ma un grande appassionato e autodidatta in diversi strumenti. Era un droghiere molto curioso e molto visionario. Una figura molto stimata e, allo stesso tempo, osteggiata da una parte del paese, quella un po’ piu’ conservatrice che non amava molto il cambiamento. Questo piccolo grande uomo sostenne colui il quale diventerà il compositore d’opera ancora oggi piu’ eseguito al mondo. Lo sostenne anche quando Verdi fu bocciato al Conservatorio di Milano che oggi porta il suo nome. Quando il maestro compose Macbeth lo dedico’ al suo mecenate; prima della rappresentazione, Verdi suono’ al piano di Casa Barezzi parti di quell’opera per il suo secondo padre che, agonizzante nel letto, prima di morire riuscì a dire le sue ultime parole: “El mè Verdi…el mè Verdi.” E qualche anno dopo il compositore scrisse: “ad Antonio Barezzi. A Lui devo tutto, ma a LUI solo!”

Ma torniamo a noi, come potete ben capire questo personaggio, Barezzi, mi colpi’ piu’ della star monsieur Giuseppe Verdi. Ebbene si, senza di lui sicuramente Peppino sarebbe rimasto un perfetto sconosciuto. Sin dai miei primi anni a Parma come studentello, mi sono sempre chiesto e meravigliato sul perché una figura del genere non fosse mai stata valorizzata a dovere. Ebbene nell’anno 2006/2007 al Gran Caffè dei Marchesi decidemmo di iniziare a creare qualcosa nel segno di Antonio Barezzi, qualcosa di bello per i giovani musicisti di talento: un concorso senza barriere di generi e stili dove i musicisti si sarebbero dovuti confrontare “a modo loro” con la musica di Giuseppe Verdi. Ci ingegnammo subito in modo molto artigianale per creare il regolamento, all’epoca non esistevano i social ma solo My Space, non avevamo niente ma tanta forza e speranza: nacque così il Barezzi Live. Ricordo benissimo l’emozione quando il postino arrivava con la domanda di partecipazione e un cd con i brani! Non ci sembrava vero, quell’anno ne arrivarono più di 60. Al caffè ci furono le prime selezioni, ricordo che costruimmo anche un bruttissimo palco in legno posizionato all’esterno del locale. La finale riuscimmo a farla a Busseto, davanti a Casa Barezzi. Il sindaco dell’epoca Luca Laurini ci finanzio’ un palco e il service. Vinsero i parmigiani Djangos Fingers. Non venne nessuno o quasi, ricordo lo sguardo preoccupato di mio padre e quello rassicurante di mia madre. 

Ma io non mi demoralizzai molto per l’esito dell’evento, al contrario, pensai seriamente (in tutta la mia incoscienza dell’epoca) di creare un festival legato ad artisti che nella loro carriera si fossero confrontati con la musica colta. Al concorso quindi bisognava affiancare un grande evento. Grazie al grande supporto dell’amico e faro Alessandro Nidi, scrivemmo una mail a Franco Battiato, chiedendogli di partecipare l’anno successivo nel 2008 con un omaggio a Giuni Russo da poco scomparsa e di cui Battiato fu suo mecenate. Battiato ci risponde subito e noi non siamo nella pelle. Con Laura Fantastico e Alessandro siamo invitati a casa sua a Milo il giorno 4 giugno 2008. Non mi soffermero’ su questa visita che meriterebbe un articolo a parte, Battiato ci accoglie con grande ospitalità e accetta di venire gratuitamente al Barezzi! Ci avverte di una cosa: “state attenti che tra Parma e Milano c’è una stalker che mi perseguita, vi chiedo la cortesia di prevedere un minimo di sicurezza”. Noi eravamo alle prime esperienze con quel tipo di eventi e naturalmente non organizzai alcun servizio d’ordine perché pensai: ”ma figurati se lo seguono fino a Busseto”. Ebbene, quando arrivammo in Piazza Verdi scendemmo dalla mia Multipla e da dietro a una colonna si paleso’ lei, la stalker che con un balzo felino piombo’ sul povero Battiato e lo bacio’ in bocca!!! “Ma porca…“ esclamo’ ”vi avevo chiesto solo questo! Io me ne vado!!!”. Quell’agnellino docile che lasciammo a Milo divenne una Tigre inferocita nella bassa Bussetana. Non sapevo come gestire questa situazione che peggioò’ di ora in ora fino alla sua esibizione. Tutto questo non perché lui volesse fare la star ma perché eravamo assolutamente inadeguati per quel tipo di evento. Se ci penso ora, realizzo che fu’ un vero signore, un altro se ne sarebbe andato dopo dieci minuti. 

Il sì di Battiato al Barezzi rappresento’ il vero cambio di passo che ci fu fin da subito, senza di lui avremmo continuato a organizzare concertini su una pedana di legno tutta rotta. Istituzioni e sponsor da quell’anno in poi iniziarono a sostenerci sempre di più, permettendoci di scrivere la storia che un po’ tutti conosciamo e che ci ha portato fino ad oggi. Abbiamo potuto approfondire e modificare il concorso ed è nato Barezzi Lab che si è integrato in una proposta piu’ ricca e complessa come il Barezzi Festival: abbiamo ospitato in questi 18 anni grandi leggende della musica come Franco Battiato, Herbie Hancock, Paolo Conte, Philip Glass, icone come Rufus Wainwright, Echo and the Bunnyman, Jesus and Mary Chain, Vinicio Capossela, Anna Calvi, Nils Frahm, Blonde Rehdead, Wim Mertens, Kula Shaker, giovani artisti che poi si sarebbero affermati come Brunori Sas, Calcutta,  Raphael Gualazzi, The giornalisti, Levante e tanti altri. Orgogliosi di aver fatto esibire per la prima volta in Italia giganti come Benjamin Clementine, Mikael Kiwanuka, Fontaines dc. Un vero miracolo anche l’edizione del 2020 quando riuscimmo  a organizzare -forse unici in Italia- il Festival durante la pandemia con gli artisti in presenza al Teatro Regio (vuoto) e oltre 40 paesi collegati da tutto il mondo grazie allo streaming con un incasso di migliaia di euro.

Ora stiamo diventando adulti, ci avviciniamo a questo momento importante che vogliamo omaggiare per bene. Abbiamo pensato ad un progetto triennale che ci porterà più forti e radicati al ventennale. Affrontiamo questa nuova sfida con un volto rinnovato e una nuova veste grafica, nuove risorse e nuovi strumenti che ci porteranno più lontano. A tal  proposito, la novità piu’ importante è la creazione di Barezzi Way, una serie di concerti in altre città con l’obiettivo di far vivere in prima persona “L’esperienza Barezzi”. E poi nuove energie anche sul già consolidato percorso del Barezzi Snug e la sua gastronomia nel centro storico di Parma. Ma adesso non voglio svelarvi tutto. Ci sarà tempo per approfondire con calma e con passione, alla “Barezzi maniera”.

Per concludere, con questa riflessione inauguriamo lo strumento dello newsletter, uno spazio dove poter approfondire e soffermarsi su sfumature e dettagli, in continuità con lo spirito del Festival, proseguire con esplorazioni culturali tra geografie musicali e riflessioni intime e personali. Benvenuti. 

Infine posso solo ringraziare Laura Fantastico, Alessandro Nidi, il compianto Vincenzo Raffaele Segreto che ci ha sempre sostenuto con idee e sogni in cene che non finivano mai. Grazie a tutta la famiglia del Barezzi Festival che è diventata più grande e matura. Un ringraziamento va anche a tutti gli enti e sponsor che ci hanno sostenuto e a tutto il pubblico grande e affettuoso che ci ha accompagnato fino a oggi con tanto amore. Senza il loro supporto noi non saremmo qui. Grazie!

Giovanni Sparano – Direttore Artistico